RUGGIERO DE MARIA
Nato a Roma nel 1964, si è laureato a Catania in Medicina e Chirurgia nel 1989 e nel 1994 ha conseguito la Specializzazione in Endocrinologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Palermo. Dal 1991 al 1996 ha proseguito la sua formazione scientifica presso l’Istituto di Patologia Generale dell’Università di Roma. Dal 1997 al 1999 è stato Visiting professor presso l’Università “Mount Sinai” di New York e l’Università “Thomas Jefferson” di Filadelfia. Dal 1997 ad oggi è professore a contratto presso l’Università degli Studi di Palermo, l’Università Federico II di Napoli, l’Università degli Studi di Bari e l’Università degli Studi di Catania. Dal 2006 ad oggi è “Affiliate Full Professor” presso la “George Mason University” di Fairfax in Virginia. La sua attività scientifica comprende anche la presenza nei Comitati Tecnico-Scientifici dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), della Fondazione Istituto Oncologico Carlo Besta, dell’Università degli Studi di Padova e del Centro di Biotecnologie Avanzate di Genova. Inoltre, dal 2003 riveste la carica di Direttore Scientifico della Fondazione dell’Istituto Oncologico del Mediterraneo.
I primi studi di De Maria sulle malattie autoimmuni della tiroide hanno meritato nel 1997 la copertina di Science in quanto svelavano un meccanismo inaspettato attraverso il quale le cellule tiroidee dei pazienti con tiroidite di Hashimoto innescano dei meccanismi di autodistruzione che risultano nella progressiva perdita della funzionalità tiroidea. Nello stesso anno, sempre su Science, De Maria e i suoi colleghi pubblicano la scoperta di un nuovo mediatore di morte cellulare, il ganglioside GD3, che partecipa all’apoptosi delle cellule neoplastiche.
Nel 1996 Ruggero De Maria comincia a lavorare all’Istituto Superiore di Sanità come ricercatore a contratto nel Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare, interessandosi allo studio dell’ematopoiesi. Insieme ai suoi collaboratori esplora i sottili equilibri che controllano la vita e la morte delle cellule del sangue e riesce a comprendere come viene regolata la produzione di queste cellule in individui sani e in pazienti sottoposti a chemioterapia, ricerche pubblicate da Nature, Blood e Cancer Research.
In questi anni Ruggero De Maria riceve un finanziamento “Start Up” dell’AIRC che gli permette di approfondire le sue ricerche sui meccanismi di morte nelle cellule neoplastiche. Sono anche gli anni in cui nasce l’interesse di De Maria per le cellule staminali. In un primo studio sulle cellule staminali del sistema nervoso pubblicato dal Journal of Experimental Medicine, De Maria e i suoi colleghi svelano il motivo per cui le cellule staminali del sistema nervoso cellule sono virtualmente immortali e resistenti a stimoli nocivi. Nel 2000 Ruggero De Maria diventa Dirigente di Ricerca nel Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare dell’ISS, nel 2004 è nominato Direttore del Reparto di Biotecnologie Oncologiche ed Ematologiche e nel 2008 è nominato Direttore dello stesso Dipartimento.
Quando, nel 2003, un gruppo di scienziati americani annuncia di aver scoperto delle cellule staminali nei tumori della mammella, Ruggero De Maria si dedica allo studio delle cellule staminali neoplastiche, avendo compreso la loro importanza per lo sviluppo di nuove strategie antitumorali. Nel 2007 pubblica su Nature la scoperta delle cellule staminali di tumore al colon e un anno dopo su Cell Death&Differentiation l’identificazione delle staminali di tumore al polmone, scoperte che potrebbero influenzare in modo determinante le future terapie per questi tipi di cancro.
Il suo studio più recente, pubblicato nell’Ottobre 2008 sulla rivista Nature Medicine, riguarda la possibilità di individuare e affrontare i tumori alla prostata più aggressivi, finora ritenuti incurabili. La scoperta di De Maria che questi tumori hanno perso due piccoli geni chiamati microRna-15a e microRna-16 acquistando più aggressività e capacità di formare metastasi potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie per il cancro alla prostata basate sulla somministrazione dei due geni mancanti.
E’ autore di numerosissime pubblicazioni su riviste internazionali tra cui spiccano oltre dieci pubblicazioni sulla rivista “Science” e sulle riviste del gruppo “Nature”. Tra questi studi sono da segnalare la scoperta dei meccanismi responsabili della produzione delle cellule del sangue, della morte cellulare programmata, della patogenesi delle malattie autoimmunitarie e dell’aggressività dei tumori metastatici della prostata. Negli ultimi dieci anni la sua attività scientifica prevalente è stata nel settore delle cellule staminali e dell’oncologia. In quest’ambito, le ricerche coordinate dal prof. De Maria hanno rivelato i meccanismi che permettono la sopravvivenza delle cellule staminali neurali durante le patologie infiammatorie acute e l’esistenza delle cellule staminali dei tumori del colon e del polmone. Inoltre le sue ricerche hanno dimostrato la chemioresistenza delle cellule staminali dei tumori cerebrali e la possibilità di sfruttare l’analisi delle cellule staminali di glioma per avere indicazioni prognostiche più affidabili.
La scoperta delle cellule staminali tumorali costituisce uno strumento formidabile per migliorare la terapia dei tumori. Attualmente, l’impegno prevalente del prof. De Maria è concentrato sulla terapia dei tumori a prognosi infausta e alla definizione dei biomarcatori più efficaci per impiegare al meglio le nuove terapie molecolari.
Il 3 ottobre con decreto del 21 settembre 2011 il prof. Ruggero De Maria Marchiano è stato nominato, per un periodo di cinque anni, Direttore Scientifico dell’Istituto Nazionale Tumori “Regina Elena”, appartenente all’IRCCS di diritto pubblico “Istituti Fisioterapici Ospitalieri – I.F.O.” di Roma, uno dei luoghi cardine per l’Italia dove la ricerca va pari passo alla cura dei tumori.
PETER VOGT
Peter Vogt si è formato come virologo al Max-Planck-Institute in Germania e presso l’Università della California di Berkeley. Si è occupato (in più di 340 pubblicazioni) della genetica e della replicazione dei retrovirus, di oncogenesi virale e cellulare e dell’identificazione di nuovi inibitori di oncoproteine. Ha dato un contributo assai innovativo alla biologia molecolare e cellulare e alla genetica delle infezioni da retrovirus, incluse l’interazione tra recettori virali e cellulari, la ricombinazione genetica tra retrovirus e i genomi retrovirali endogeni. E’ sua la scoperta del primo agente mutante sensibile alla temperatura del virus del sarcoma di Rous ed è stata questa la prova definitiva dell’esistenza dell’oncogenesi. Le sue ricerche sulla struttura del RNA retrovirale hanno portato all’identificazione di una sequenza specifica responsabile della trasformazione oncogenica, ora conosciuta come oncogene src. Un lavoro che ha portato direttamente ad un’altra scoperta, quella dell’origine cellulare degli oncogeni virali. Gli studi di Vogt su differenti retrovirus hanno portato poi alla scoperta di diversi nuovi oncogeni, diventati ormai parole famigliari nel “signaling” cellulare e che rappresentano punti chiave nei tumori che colpiscono l’uomo: myc, jun e PI 3-kinase. Il suo ultimo lavoro coinvolge i chimici dello Scripps Research Institute nella ricerca di una piccola molecola alla base dei target tumorali. Peter Vogt è attualmente Professore presso lo Scripps Research Institute.